È stata una domanda a venirmi subito in mente di fronte alle opere di Gabriele Poli: è un artista figurativo o un astrattista? La prima cosa che ha attirato la mia attenzione è stata la pittura.

Gabriele Poli - Muro

La pittura vera e propria, intendo, quella che dal tubetto è stata applicata sulla tela, e che in alcune opere, come la serie dei Muri o Autoritratto, è particolarmente evidente.

Nei Muri, ad esempio, delle strisce di colore chiaro, come colato, sembrano essiccate e incrostate sulla superficie della tela. Nell’Autoritratto due fasce bianche sono cariche e porose, mentre in Gruppo 10 i segmenti di colore rosso portano i segni tangibili ora della spatolata decisa, ora della pennellata più vaga.

Ho quasi l’impressione di respirare l’odore della pittura, che è resa protagonista per le sue qualità materiche. Nei loro accostamenti, i colori, ora corposi e intensi ora ben stesi e diluiti, sembrano realizzare un reticolo di forme astratte.

Ma poi, ad uno sguardo di insieme più attento, ecco svilupparsi un’infinità di associazioni: le strisce di colore essiccate appaiono ora come teli stropicciati lasciati ad asciugare al sole, dalle fasce bianche cariche e porose ecco prendere forma un naso, tra i segmenti di colore rosso adesso si nascondono delle rondini in volo, dei fasci di luce, o persino una maschera di carnevale.

Gabriele Poli - Autoritratto

La tecnica utilizzata per alcune opere mi fa pensare a quelle cubista e futurista, eppure non mi pare che l’intento dell’artista sia quello di un’analisi e una ricostruzione dello spazio, né tanto meno della rappresentazione del dinamismo.

Gabriele Poli - Isola Gallinara (2014) 780 × 550

Leggo, dunque, con più attenzione i titoli, sperando di trovarvi qualche suggerimento: Angelo della periferia, Muro, Bisceglie, Aree dismesse, Camminate.
Mi si apre un vocabolario privato, intimo, e penso allora che ciò che è rappresentato celatamente e stravolto nell’astrazione è forse un mondo del tutto personale, fatto di oggetti e luoghi vissuti quotidianamente, gelosamente custoditi nel ricordo, e per questo concessi allo sguardo altrui solo a patto di una radicale trasfigurazione.

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